M'ARID AL KITAB - esposizione del libro sulla cultura araba e sulla religione Islamica

9/10 Giugno 2012 - San Paolo d'Argon (BG)


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mercoledì 8 luglio 2009

un Peccato che porta al Jannah


بسم الله الرحمن الرحيم

Il peccato può essere vantaggioso per una persona se lo porta a pentirsi, facendogli poi compiere molti atti di culto. Questo è ciò che si intende con le parole di uno dei Salaf: "Una persona può commettere un peccato ed entrare in Paradiso a causa di esso oppure può compiere un atto di culto ed entrare nell'Inferno a causa di esso." Dissero: "Come mai?" Egli disse: "Egli può commettere un peccato e continuare a pensare ad esso e quando si alza o si siede o cammina, egli ricorda il suo peccato e prova quindi vergogna e si pente e cerca perdono e si rammarica, perciò quello sarà il mezzo della sua salvezza. Ed egli può compiere una buona azione e continuare a pensare ad essa e quando si alza o si siede o cammina, egli la ricorda e si riempie di auto-ammirazione e di orgoglio, perciò essa è la causa della sua rovina."

Quindi il peccato può essere il fattore che lo porta a compiere atti di culto e buone azioni e a cambiare il suo atteggiamento in modo che egli tema Allah e si senta timoroso davanti a Lui e si senta umiliato davanti a Lui, chinando la sua testa per la vergogna e piangendo con rammarico, in cerca del perdono del suo Signore. Ognuno di questi effetti, sono meglio per una persona che un atto di culto che lo renda orgoglioso ed egli ostenta e guarda dall'alto verso il basso la gente. Indubbiamente questo peccato è meglio davanti ad Allah ed è più probabile che porti alla salvezza che colui che ammira se stesso e guarda dall'alto verso il basso gli altri, e che pensa che sta facendo un favore ad Allah. Anche se dice parole che indicano di diverso da quello, Allah è Testimone di tutto ciò che è nel suo cuore. Tale persona può provare odio verso la gente se non lo tengono in grande stima e se non si umiliano davanti a lui. Se egli dovesse esaminare se stesso onestamente, egli vedrebbe questo chiaramente."

[Shaykh Ibn al-Qayyim - da "Madarij al-Salikin" 1/299]

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