lunedì 31 gennaio 2011
gli individui devono ascoltare il governante Musulmano ed obbedirgli
بسم الله الرحمن الرحيم
In termini di definizione di un memico, il primo tipo sono coloro che prendono la sua gente e se i kuffar fanno guerra contro uno stato Islamico allora è incombente, su uno stato Islamico e non sugli individui, munirsi delle armi necessarie.
Per quanto riguarda le tribolazioni del terrorista nell'epoca attuale, allora quella gente non sono uno stato Islamico ed essi non sono nemmeno quelli a cui il versetto nel Qur'an è diretto; esso è diretto a coloro che sono i leader degli stati, non agli individui che vivono nello stato. Quegli individui devono ascoltare il governante dei Musulmani ed obbedirgli e non combattere nessuno tranne che con il permesso e l'autorizzazione dei governanti.
Se il governante dei Musulmani ha stipulato degli accordi con le nazioni miscredenti, come la Gran Bretagna, l'America e la Francia, allora non ci è permesso combattere contro uno stato con cui il leader dei Musulmani ha stipulato degli accordi. Questo è il caso anche se alcuni aspetti delle condizioni di accordo sembrano oppressive su di noi, come il Profeta (sallAllahu 'alayhi wa sallam) che fece un accordo con i kuffar di Makka anche se alcuni dei Compagni sentirono che alcune delle condizioni erano contro i Musulmani e dure nei loro confronti, ma il Profeta (sallAllahu 'alayhi wa sallam) comandò loro di ascoltare ed obbedire e così i Compagni ascoltarono ed obbedirono.
Per quanto riguarda quei Musulmani che stanno vivendo all'interno di stati non Musulmani, allora la Divina Legislazione, l'intelletto e le consuetudini indicano che non è permesso per un Musulmano che è entrato in un paese miscredente, ingannarlo. Piuttosto è doveroso per ogni Musulmano che si trovi all'interno dei paesi miscredenti, rispettare gli accordi e le promesse che sono state fatte per entrare e vivere nel paese.
In verità è doveroso per tale Musulmano, in accordo all'intelletto e alla Divina Legislazione, mostrare gratitudine alle persone di tale paese ed essere buono con esse ed essere misericordioso verso di loro ed essere gentile nei loro confronti e ringraziarli per avergli permesso di vivere in mezzo a loro, nel loro paese.
Questi miscredenti hanno loro permesso di entrare nel paese e di cercare la conoscenza Islamica e hanno permesso loro di studiare e di lavorare e di condurre affari nei loro paesi. Può anche essere il caso che alcuni Musulmani prendano denaro dai paesi non Musulmani (come benefici sociali e sovvenzioni dall'assistenza pubblica) o che utilizzino una carta sotto il loro patrocinio oppure ottengano un passaporto da loro per viaggiare nel mondo intero e onorati sotto la loro garanzia. Il Profeta (sallAllahu 'alayhi wa sallam) ha detto: "Chiunque non ringrazia la gente, non ha ringraziato Allah."
Quindi coloro che sono entrati nei paesi non Musulmani, in verità dovrebbero mostrare loro gratitudine per avergli permesso di entrare nei loro paesi. Poichè oggi essi hanno soldi e onore e se non fosse per i non Musulmani e la polizia all'interno di quei paesi, probabilmente il loro denaro sarebbe stato preso oppure sarebbero stati ammazzati oppure il loro onore sarebbe stato mancato di rispetto. Comunque le leggi e l'organizzazione di quei paesi miscredenti, e non diciamo che tutto ciò che è contenuto in esse sia vero ma piuttosto cerchiamo solo di enfatizzare questo punto, hanno permesso loro di stare nel paese e di conseguenza tali Musulmani dovrebbero temere Allah ed essere grati per quel bene, attenendosi alle loro promesse e a loro accordi con tali kuffar.
Il Profeta (sallAllahu 'alayhi wa sallam) quando fece un accordo con i kuffar di Makka e alcune persone divennero Musulmane dopo l'accordo e la rettificazione, il Profeta (sallAllahu 'alayhi wa sallam) doveva ancora adempiere all'accordo e le mandò indietro dalla loro gente come nel caso di Abu Jandal.
Mio nobile fratello, guarda la giustizia dell'Islam e la forza del Profeta (sallAllahu 'alayhi wa sallam) nell'aderire agli accordi.
[Shaykh Muhammad ibn Abdul-Wahhab al-'Aqil - da "I mali del terrorismo" (una lezione tenuta sabato 20 agosto 2005 tramite tele link al Masjid Ibn Taymiyah), pagg. 10-14]
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